venerdì 17 marzo 2017

COME METTERE A TACERE 
I PROPRI LAMENTI
Una alternativa a "guarda chi sta peggio di te"





Quando ci lamentiamo spesso le persone ci dicono “pensa a chi sta peggio di te!”

Ma questa frase poche volte funziona perché, come abbiamo visto in precedenti articoli, il dolore e il dispiacere sono prospettici: più sono vicini a noi e più ci appaiono grandi. Ne consegue che, se a stare male sono gli altri, l’effetto si fa meno sentire. 
A maggior ragione se gli altri sono degli estranei.

Sfruttando questa visione prospettica, è possibile però creare degli autoinganni efficaci ( se volete delle vere chicche sugli autoinganni leggete “L’arte di mentire a se stessi e agli altri” di Giorgio Nardone)

Quando mi trovo a lamentarmi per una situazione o una condizione in cui mi trovo, e dalla quale magari non posso uscire, provo a mettere in atto questo pensiero:


se in questo momento sapessi di avere un male incurabile, mi lamenterei ancora delle stesse cose? 
Mi lamenterei ugualmente del troppo lavoro, dei molti impegni, degli amici distratti o ringrazierei per avere tutto questo?

Se perdessi improvvisamente qualcuno a me caro in questo momento, lo condannerei per il suo comportamento o mi sembrerebbe la persona più fantastica della mia vita.

Quando mi affanno a pulire casa mentre impreco perché vorrei non farlo, mi fermo un attimo e penso: se questa notte improvvisamente perdessi tutto in un terremoto non vedrei forse l’ora di tornare ad avere una cucina da pulire?


Infine porto con me questa frase:

E’ chiaro che la felicità non esiste; eppure un giorno ti svegli e scopri che se ne è andata.


Dr.ssa Sabrina Trojani



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