COME METTERE A TACERE
I PROPRI LAMENTI
Una alternativa a "guarda chi sta peggio di te"
Quando ci lamentiamo spesso le persone ci dicono “pensa a
chi sta peggio di te!”
Ma questa frase poche volte funziona perché, come abbiamo
visto in precedenti articoli, il dolore e il dispiacere sono prospettici: più
sono vicini a noi e più ci appaiono grandi. Ne consegue che, se a stare male
sono gli altri, l’effetto si fa meno sentire.
A maggior ragione se gli altri
sono degli estranei.
Sfruttando questa visione prospettica, è possibile però
creare degli autoinganni efficaci ( se volete delle vere chicche sugli
autoinganni leggete “L’arte di mentire a se stessi e agli altri” di Giorgio Nardone)
Quando mi trovo a lamentarmi per una situazione o una
condizione in cui mi trovo, e dalla quale magari non posso uscire, provo a
mettere in atto questo pensiero:
se in questo momento sapessi di avere un male incurabile, mi
lamenterei ancora delle stesse cose?
Mi lamenterei ugualmente del troppo
lavoro, dei molti impegni, degli amici distratti o ringrazierei per avere tutto
questo?
Se perdessi improvvisamente qualcuno a me caro in questo
momento, lo condannerei per il suo comportamento o mi sembrerebbe la persona
più fantastica della mia vita.
Quando mi affanno a pulire casa mentre impreco perché vorrei
non farlo, mi fermo un attimo e penso: se questa notte improvvisamente perdessi
tutto in un terremoto non vedrei forse l’ora di tornare ad avere una cucina da
pulire?
Infine porto con me questa frase:
E’ chiaro che la felicità
non esiste; eppure un giorno ti svegli e scopri che se ne è andata.
Dr.ssa Sabrina Trojani
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