mercoledì 19 aprile 2017

RICONSIDERARE I PROPRI DIFETTI






Quando siamo insoddisfatti di alcune nostre caratteristiche, rischiamo di passare la vita a lamentarci senza mai agire.

Una possibilità è quella di tentare un cambiamento, allenarsi giorno dopo giorno per mettere in pratica la caratteristica contraria a quella che non ci piace. 
Se siamo timidi quindi potremmo allenarci ad essere spavaldi nelle situazioni che meno ci spaventano, con le persone che meno ci intimoriscono, sulle questioni che meno ci stanno a cuore.

E’ bene prepararsi in questo percorso alle cadute, ai fallimenti, d'altronde parliamo di caratteristiche che dobbiamo appunto allenare, e quando si è in allenamento spesso si sbaglia.

C’è però un’altra strada che possiamo percorrere e usare come alternativa a quella sopra descritta, magari per riprendere fiato; ossia pensare, come ci ricorda Rampini che “non esistano affatto difetti in se stessi, ma caratteristiche né buone né cattive […] che sta a noi scegliere di orientare in un modo o nell’altro.

Sempre Rampini1 propone quindi di considerare la timidezza come una ipersensibilità per le sfumature del comportamento altrui, o l’essere goffi come chiave di autoironia; e ancora l’ipersensibilità in intuizione.

François de La Rochefoucauld in questo ci aiuta:


“Vi sono difetti che, sapendoli ben adoperare, fanno miglior figura delle virtù.
D.ssa Sabrina Trojani
Visita il sito www.studiopsicologiaverona.it


1 "Dì la cosa giusta", Matteo Rampin - Ponte alle Grazie 2012

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